giovedì 5 aprile 2012

Lapo Elkann testimonial di se stesso

Lapo Elkann è un personaggio discusso, complesso. Se fosse nato a Los Angeles adesso farebbe la guest-star in qualche sit-com con Charlie Sheen e si presenterebbe a casa dell’attore in compagnia di un trans o con un tortino alla marijuana. Ma siamo in Italia, e andare a scuola di diplomazia da Kissinger, serve solo per attirare antipatie e critiche pesanti.

Dotato di uno stile unico, visionario e dinamico, Lapo, eccede spesso per il suo anticonformismo da college e per le sue bravate alla Bruce Wayne in salsa piemontese.

Diciamo questo perché il giovane rampollo ha coniato un nuovo trend, il military chic. Tatuato e fisicato, lo si vede spesso a bordo di auto color-camouflage, con interni mimetici di stanza cambogiana. Non sappiamo che tipo di flash si fa Lapo Elkann, di sicuro è un vero eccentrico con un gusto per le griffe, tanto da arrivare a personalizzare i suoi capi e i suoi gadget con la targhetta "L.E", più autentico e originale di così, nell’era in cui nulla più lo è, sarebbe anche difficile.

 Del resto Lapo è uno cresciuto nell'ambiente della comunicazione strategica per la Ferrari, mica un ambiente anonimo.

Il nonno, poi, era un altro personaggio: guardava un solo tempo della Juventus, girava a bordo di una Panda, e oltre a portare l’orologio sul polsino, aveva contribuito a creare una delle più clamorose leggende metropolitane del Bel Paese. Si raccontava che avesse le narici “rifatte” in oro, a causa della sua dipendenza dalla polverina.
Ma Lapo, no, è più low-profile, gli piace la compagnia dei transessuali e sfoggia uno stile da militare americano che forse manco Mel Gibson in "We Were Soldier" possedeva.
C’è da avere pazienza però, con una famiglia di quel tipo mica poteva venir su un boy-scout, e Lapo prima o poi troverà il suo look e la sua strada. Ne siamo certi. Viva!


“Il principio regolatore della gentrificazione non è rivalutare ciò che è sommerso, ma annullare ciò che è diverso”

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